Abbiamo rimesso in sesto questa vecchia seminatrice (quanto avrà? 50 anni?) per riprendere un'antica pratica vitivinicola: la semina del favino, pianta della famiglia delle leguminose, impiegata per migliorare la fertilità dei terreni.
Il favino viene seminato e lasciato crescere, ad un certo punto verrà tagliato e interrato secondo la pratica del sovescio. In altri termini quello che abbiamo tolto al terreno per produrre i nostri amati grappoli d'uva gli viene restituito tramite il sovescio di questa leguminosa. Il modo migliore per nutrire le viti e per chiudere il ciclo stagionale preparandosi all'inverno.
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A quanto sembra l'Unione Europea consentirà ancora l'utilizzo di Glifosate, dibattuto diserbante di ampissimo utilizzo. Alcuni sostengono che sia molto dannoso per la salute e per l'ambiente, altri lo trovano invece sicuro.
Personalmente mi dispiace che non sia stato escluso l'utilizzo del Glifosate ma non siamo obbligati ad usarlo. Nel mio lavoro non utilizzo più Glifosate da anni, l'erbicida è stato sostituito in azienda da semplicissime lavorazioni meccaniche, insomma l'erba noi la tagliamo. Sicuramente è un procedimento più laborioso ma altrettanto efficace che rispetta e garantisce la biodiversità impedendo la selezione delle piante infestanti più resistenti e soprattutto esclude qualunque rischio per le persone che lavorano ed i clienti che scelgono i nostri vini. Prima ancora che puntare il dito contro le istituzioni, che comunque vengono fuori molto male da questa vicenda, ci sono scelte che nel nostro piccolo possiamo fare. |
AutoreStefano Balducci. Titolare dell'azienda, si occupa principalmente della produzione e della rete commerciale estera. Archivi
Settembre 2021
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